Le indagini dei PM della Procura di Torino durate oltre tre anni, hanno portato alla luce non solo "mazzette" e "benefit" per ottenere il permesso alla commercializzazione, ma anche mancati e tempestivi controlli sugli effetti indesiderati di farmaci, affinché "non passassero in maniera rapida informazioni su prodotti che hanno creato situazioni di rischio per la salute, anche mortali". Scoppia così, con discrezione e senza tanto clamore lo "scandalo AIFA", dalle derive allarmanti e preoccupanti, se si pensa che l’uso del farmaco sta divenendo sempre più comune e facilmente accessibile.
Lo "scandalo AIFA" ha portato all’arresto di oltre sette dirigenti dell’ente pubblico
per il controllo della commercializzazione dei farmaci. Le accuse sono di corruzione e concussione, mentre si fa strada la gravissima ipotesi di attentato alla salute pubblica, come grave conseguenza dell’autorizzazione alla messa in commercio di medicinali pericolosi per la vita dei cittadini.
Lo spettro delle responsabilità dell’AIFA sembra ampliarsi sempre di più, in considerazione dell’estrema delicatezza della sua funzione e delle implicazioni economiche connesse al mercato dei farmaci generici, nonché di quelli da banco e quelli specialistici. Infatti, le indagini dei PM della Procura di Torino hanno portato alla luce mancati e tempestivi controlli sugli effetti indesiderati di farmaci, affinché "non passassero in maniera rapida informazioni su prodotti che hanno creato situazioni di rischio per la salute, anche mortali". A tal fine sono stati manomessi i "bugiardini" omettendo delle controindicazioni per ottenere più facilmente la licenza di vendita, vendendo farmaci con etichette senza revisione.
Dall’inchiesta iniziale sulla "falsificazione dello studio di bio-equivalenza dei farmaci generici con la marca dal brevetto scaduto", si è giunti a casi di corruzione per accelerare o rallentare l’iter di approvazione sul mercato di nuovi prodotti, nascondendo eventuali effetti pericolosi riscontrati durante la sperimentazione, per sfociare così nel "disastro colposo" per la messa in commercio di farmaci non perfetti. Nonostante la gravità dei fatti, tuttavia, il Ministero della Salute richiama alla calma e afferma che, in fin dei conti, "sono farmaci conosciuti, diffusi in tutto il mondo", e non vi sono reali rischi per i cittadini.
Un’affermazione avventata e incosciente considerando che tra i farmaci coinvolti vi sono comunissimi antibiotici e diuretici, sino agli psicofarmaci, antipertensivi e antiasmatici, gran parte di essi con brevetti scaduti e dunque che dovevano essere nuovamente sperimentati. Invece sono stati bypassati dall’AIFA con assoluta superficialità, basandosi spesso sugli studi di società che hanno svolto i test in Paesi esteri non soggetti ad alcuna normativa cautelare. Uno dei casi trapelato attraverso la stampa è quello del Minirin della Ferring, indicato per la enuresi notturna dei bambini, ma divenuto pericoloso dopo il decesso di un bimbo in Francia, senza che questo sia stato segnalato all’autorità in maniera tale da consentirne ancora la circolazione senza la revisione delle etichette. Un esempio questo che pone dei legittimi dubbi sia sulle attività di controllo, sia sulle modalità in cui lo Stato e le società farmaceutiche ci cautelano.
La semplice informazione dei foglietti illustrativi non può pretendere di preservare la salute del cittadini, che si può così ritenere cosciente di assumere "un veleno" per il semplice fatto che è riportato nella posologia e nelle controindicazioni. A questo occorre aggiungere l’aggravante che il nostro sistema sanitario, governato in tutto e per tutto da aziende farmaceutiche e chimiche, è totalmente basato sulla prescrizione di farmaci per ogni impercettibile sintomo che spesso ha natura biologica, ma ha cause psicologiche. La medicina moderna, dopo aver distrutto ogni genere di malattia di origine virale o batterica, si sta prevalentemente dedicando alla cura dei mali della "infelicità" e dello "stress" prescrivendo per ogni singolo sintomo la terapia che inesorabilmente ci trasforma in malati patologici o in dipendenti. Le derive sono allarmanti e preoccupanti, se si pensa che l’uso del farmaco sta divenendo sempre più comune e facilmente accessibile alle persone che "si sentono malate", e questo non solo grazie alle liberalizzazioni che consentono la vendita delle cosiddette "medicine da bando", ma anche in relazione alla manomissione degli studi e delle etichette, rilasciate proprio da organismi ed entità come l’AIFA.
E così diventano liberi da ogni prescrizione medica farmaci che contengono agenti cortisonici, anti-staminici, antipertensivi, grazie alla semplice riconversione della fascia e del rapporto costo-beneficio. È chiaro che l’introduzione dei farmaci da banco non costituisce certo una manovra economica che può danneggiare le società farmaceutiche, quanto il risultato di una strategia di marketing che consente di ampliare il mercato e di colpire anche strati della società più bassi. Queste infatti sono le più deboli e vulnerabili, soggetti alla dipendenza e alla tossicodipendenza da farmaci, in relazione ai loro gravi malesseri economici e sociali da cui si sentono oppressi. A questo punto, le Istituzioni non possono non lanciare un grave campanello di allarme sui mancati controlli da parte degli enti di sorveglianza, che rischiano così di creare nell’intero sistema dei gravi vuoti che avranno in futuro conseguenze devastanti. La manomissione delle licenze di vendita o delle procedure di certificazione porta al crollo dell’intero sistema di fiducia e di cooperazione, in quanto si va a compromettere tutti gli studi e i processi che si basano sulla veridicità di determinati controlli. Manca da sempre, d’altronde, una maggiore sorveglianza sui test e gli studi delle società farmaceutiche, lasciando poi che le Istituzioni si affidino solamente a delle semplici valutazioni statistiche per definire il rapporto costo-beneficio. Ovviamente, quello dell'AIFA è l'ennesimo scandalo o tangentopoli che magari consentirà il cambio dei dirigenti e dei soggetti al potere, ma non potrà certo scalfire il grande potere dei giganti delle industrie farmaceutiche. Tuttavia, il più grande fallimento per la nostra società è il credere che una medicina possa costituire la soluzione ad ogni nostro problema, dettato invece da un sistema consumista e globalizzata che ha distrutto la natura umana con tutte le sue imperfezioni.
fonte: Etleboro