Dermatosi dovuta a molteplici
fattori e che può avere diversi aspetti anche a seconda della causa scatenante.
In realtà infatti essa non è semplicemente un disordine di interesse puramente
cosmetico, ma conseguirebbe a piccoli difetti (probabilmente genetici) che
possono causare squilibri tiroidei e di altri organi di natura autoimmunitaria.
Una causa possibile della
vitiligine può essere anche una carenza di ferro o per mancata assunzione con
l’alimentazione (assenza di cibi carnei o contenenti ferro, come gli spinaci) o
per difficoltà di assimilazione (come avviene spesso nelle gastriti) o per
perdita eccessiva (per esempio in seguito ad emorragie, come può avvenire in
caso di traumi, ferite, mestruazioni molto abbondanti, difetti di
coagulazione).
I melanociti sono delle cellule
situate nello strato più profondo dell’epidermide (che comunque non è altro che
il velo sottilissimo più superficiale della nostra cute e che ha uno spessore
medio di 0,4 mm) e che durante il processo patologico che porta alla vitiligine
vengono "inattivati" o "uccisi". Essendo i melanociti
cellule che producono melanina, (il principale colore della pelle) la loro
assenza è svelata dalla mancanza di colore nella zona affetta. Tuttavia
l’epidermide non è l’unica zona provvista di melanociti nella cute. Infatti il
colore dei peli e dei capelli è dato proprio dai melanociti che risiedono
vicino al bulbo pilifero (nella zona cosiddetta perifollicolare) la quale si
trova molto più in profondità rispetto
all’epidermide. Questi melanociti profondi solo raramente vengono coinvolti dal
processo che causa la vitiligine. Se opportunamente stimolati, possono
riattivarsi e moltiplicarsi, risalire nell’epidermide e dar luogo a nuova
pigmentazione portando quindi a guarigione le chiazze. Questo fenomeno, a volte
è spontaneo o causato semplicemente dall’esposizione al sole, si manifesta
attraverso la comparsa di punti circolari di pigmentazione nelle zone rese
acromiche (cioè senza colore) dalla vitiligine.
Le chiazze sono generalmente
diffuse su tutto il corpo spesso in modo simmetrico. Gli esordi della
vitiligine interessano solitamente le zone del corpo intorno ad aperture
(intorno a occhi, ano, genitali) e alle unghie (sulle dita, partendo dalle
estremità), e più in generale: viso, collo, mani, avambracci, inguine. Le
macchie hanno colore decisamente bianco, con margini ben delineati e piuttosto
scuri, ma la pelle delle zone colpite a parte la modificazione cromatica è
assolutamente normale. Non potendosi proteggere mediante abbronzatura le zone
bianche sono facilmente soggette a eritema solare e scottature, come la pelle
di un neonato: se ne consiglia la protezione mediante copertura tessile
(indumenti coprenti) e/o creme ad altissima protezione per le primissime
esposizioni (fattore superiore a 40). È completamente infondata la credenza che
tale malattia sia contagiosa.
Ben più complessi possono essere
invece i risvolti psicologici di chi è affetto di vitiligine, per il senso di
isolamento e depressione che a volte segue la comparsa delle macchie. Ciò è
tanto più vero quanto la persona affetta da vitiligine si sente diversa dalle
altre o addirittura rifiutata, osservata per il problema estetico che le
macchie generano. La cosa ha più probabilità di verificarsi nella misura in cui
le macchie sono poste in parti del corpo molto visibili (volto, collo, mani) e
la persona è di carnagione scura; chi invece è già di carnagione molto chiara
riesce a evitare di evidenziare le macchie con la semplice accortezza di non
esporsi al sole e non abbronzandosi dove ancora ha pigmento.
La Vitiligine è da sempre una
condizione che ha creato nella professione del Dermatologo sentimenti di
impotenza. La scuola dermatologica di un tempo invitava infatti a consigliare
al paziente di non esporsi al sole, o di farlo con filtri che proteggessero le
zone leucodermiche: non a torto, per le reazioni di fotosensibilizzazione delle
zone non protette da melanina, ma così facendo si induceva la Vitiligine a
progredire, invadendo aree sempre più estese e colpendo anche distretti cutanei
diversi.
Ormai da oltre 20 anni, questo
consiglio è fuori luogo, poiché è proprio l’esposizione agli UV che crea lo
stimolo a riattivare la funzione melanocitaria laddove la vitiligine l’ha
interrotta: l’azione di immunomodulazione degli UV serve inoltre a ridurre
quegli eccessi di risposta immunitaria che pare siano i responsabili
dell’insorgenza della Vitiligine. Esiste infatti una stretta correlazione tra
la Vitiligine è la funzione immunitaria, riscontrabile con uno screening
anticorpale che la evidenzi: dunque, contrariamente a quanto in molti pensino, la
Vitiligine compare per un eccesso di risposta immunitaria, così come molte
altre patologie autoimmuni, e non per una sua scarsa attività. La
predisposizione genetica pare accertata nella maggioranza dei casi, ma
l’insorgenza sarebbe legata alla presenza di concause scatenanti, sovente di
origine psicogena, giustificando l’assenza di Vitiligine nei discendenti.
Anche la presenza di
disfunzionalità tiroidea, presente nel 70% dei casi, pare accompagnare la
Vitiligine, ma non esserne la causa o l’effetto: dunque, il più delle volte
curare la funzione tiroidea è un aspetto a sé stante, sovente necessario, ma
non per questo utile a far ritornare la pigmentazione delle aree colpite. Nel
tempo la cura della Vitiligine ha usato poche alternative terapeutiche:
steroidi topici, utili però solo in fase iniziale e per tempi inferiori ai 2
mesi ma con scarsi risultati, assunzione di sostanze fotosensibilizzanti, o che
comunque inducessero ad una maggior risposta allo stimolo dei raggi solari,
come betacarotene e altri composti vitaminici.
Il più delle volte, il soggetto
con Vitiligine ha preferito eliminare, o ridurre, la discromia che si evidenzia
durante il periodo di maggiore insolazione, arrivando a provare anche forte
stress e repulsione alla stagione estiva ed evitando l’esposizione solare.
Risulta infatti da un’analisi di circa 1.600 pazienti che una buona parte di essi
(37%) si asteneva dall’esporsi al sole, sovente dietro raccomandazione del
Medico, o usava filtri totali: proprio l’uso di creme ad alto fattore di
protezione ha creato fenomeni di intolleranza, dati dalla concreta probabilità
di non distribuirle uniformemente sulla superficie della pelle, con isole
maggiormente o per nulla protette e conseguenti reazioni fototossiche. Al
contrario, la consapevolezza di stimolare l’azione melanocitaria, ha portato a
volte ad eccessi di esposizione al sole, a volte anche con uso di
fotosensibilizzanti, riportando sovente forti eritemi. il suggerimento
sconsiderato di molti Dermatologi circa l’assunzione di sostanze
fotosensibilizzanti (come psoraleni, kellyna, melagenina, etc) e la successiva
esposizione al sole, incontrollabile, ha portato a vere e proprie ustioni, con
conseguente aggravamento della Vitiligine per l’effetto di Koebner, cui la
patologia è positiva.
Uno studio di rivisitazione
effettuato in maniera sistematica della letteratura scientifica mirata a identificare
prodotti naturali (erbe, vitamine e altro) che potrebbero essere efficaci nel
trattamento della vitiligine. Il dottor Orest Szczurko e la sua collega Heather
S. Boon dell'Università di Toronto, in Canada, riferiscono (lo studio è stato
pubblicato sul Biomedical Center Journal Dermatology a maggio 2008) che
"la necessità di trovare un sicuro ed efficace trattamento è molto
importante nella vitiligine che, in oltre il 50% dei casi, si sviluppa in età
pediatrica, in un periodo della vita ove questa condizione crea un notevole
impatto psicologico". Degli studi esaminati, emerge che esiste una certa
efficacia delle sostanze valutate nel combattere e controllare la vitiligine.
Tra i prodotti valutati, quelli che sembrerebbero più efficaci nella somministrazione
per via orale, vi sono l'aminoacido L-fenilalanina e il Ginkgo biloba che ha
mostrato efficacia senza la necessità di effettuare fototerapia. In uno degli
studi, quello riguardante l'utilizzo di un estratto di Ginkgo biloba nel
trattamento di vitiligine non estesa, quarantasette persone vennero suddivise
in due gruppi. A uno di questi venne somministrato per tre volte al giorno
quaranta milligrammi di estratto di Ginkgo, mentre all'altro gruppo (di
controllo) un placebo. Una significativa cessazione della depigmentazione fu
osservata nelle persone che assumevano Ginkgo, mentre dieci pazienti sottoposti
alla stessa terapia mostrarono una completa repigmentazione.
Insieme al Ginkgo è utile
l’assunzione di Beta Carotene, il Complesso delle Vitamine B e L-Fenilalanina.
ANTIOSSIDANTI: Spesso nello schema
terapeutico della vitiligine vengono inseriti altri prodotti ad azione
antiossidante e genericamente protettiva cutanea (vitamina C ed E, Selenio,
Metionina, l-cistina, l-tirosina).
ACIDO FOLICO E VITAMINA B12:
Utilizzati insieme, favoriscono l'attivita' tirosinasica e la produzione di
metionina.
È una malattia difficile da
curare, i risultati sono: a volte per vedere qualche miglioramento bisogna
aspettare dai 6 mesi ai due anni.