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sabato 23 giugno 2012

La cellulite

Il tessuto sottocutaneo grasso



Il tessuto sottocutaneo grasso, o pannicolo adiposo, è un tessuto costituito da fibre e grasso che si trova tra il derma (strato cutaneo localizzato sotto l’epidermide) e la fascia muscolare.
E’ lo strato più profondo della pelle, e stabilisce un legame debole tra questa e gli organi più interni che essa ricopre, permettendo lo scivolamento dell’una sugli altri.




Le sue funzioni principali sono:
·    proteggere i tessuti più profondi da eventuali traumi,
·  limitare la dispersione termica, contribuendo a mantenere costante la temperatura corporea, (coibenta in un certo senso il nostro organismo),
·    rappresentare una riserva di energia.
Il tessuto adiposo è formato da tre componenti principali: i lipociti, le trabecole fibrose (fibre di sostegno, come “travi” che attraversano il tessuto) ed i vasi sanguigni.

I lipociti (o adipociti) sono cellule che hanno la capacità di sintetizzare e immagazzinare trigliceridi nel loro interno.
I trigliceridi sono assunti dal sangue già scissi in glicerolo e acidi grassi, ed appartengono sostanzialmente a due categorie: i lipidi alimentari, trasportati dalle cellule intestinali prima nei vasi linfatici e poi in quelli sanguigni, ed i lipidi sintetizzati nel fegato e trasportati nel sangue sotto forma di lipoproteine.
La cellula adiposa, oltre ad assumere lipidi dal sangue circolante, è in grado di sintetizzarli a partire dal glucosio, e sia l’assunzione del glucosio che la sintesi degli acidi grassi sono sotto il controllo ormonale, soprattutto dell’insulina.
Quando l’adipocita contiene pochi lipidi questi si accumulano sotto forma di piccole gocce sparse nel citoplasma; ma via via che i grassi aumentano, le gocce si fondono, formandone altre più grosse, fino a che tutta la cellula si trasforma in una grande goccia di grasso.
I lipociti si raggruppano tra di loro formando dei lobuli; ed ogni lobulo, separato dagli altri circostanti da un setto fibroso, possiede nervi, vasi sanguigni e linfatici propri.
L’abbondanza della vascolarizzazione dell’adipocita è tale che quasi tutte le cellule hanno a livello citoplasmatico contatti con il capillare.
Il tessuto adiposo ha un letto capillare comparativamente molto più ricco del muscolo.
Il grasso contenuto negli adipociti costituisce la principale riserva di energia dell’organismo.
Quando gli alimenti ingeriti non sono sufficienti per il fabbisogno energetico, il corpo può produrre energia attraverso la combustione dei grassi contenuti negli adipociti.
Invece, quando le sostanze nutritizie introdotte apportano una quantità di energia superiore a quella di cui l’organismo ha bisogno, le cellule ipodermiche si sviluppano in modo esagerato, formando un pannicolo di alcuni centimetri di spessore, e le persone tendono all’obesità.
I lipociti possono aumentare o diminuire di volume e numero a seguito di stimoli vari nell’arco della vita, e, come conseguenza, anche lo sviluppo e la distribuzione del tessuto adiposo varia.
In soggetti normali, il numero complessivo di adipociti è stato valutato ammontare a circa 30 miliardi, ed il loro peso medio varia da 0,40 μg, in individui giovani, a 0,50-0,60 μg negli adulti di età media.
Anche fattori ereditari, familiari o di razza sono coinvolti.
Il metabolismo del tessuto adiposo è influenzato inoltre da numerosi ormoni e stimoli neuro-endocrini.
Gli ormoni tiroidei, l’adrenalina e la noradrenalina ne inducono il catabolismo (mobilitazione delle riserve), mentre gli ormoni surrenalici e quelli gonadici hanno una azione anabolica (accumulo di grassi).
Le modificazioni durante la pubertà rivelano la dipendenza dei lipociti dagli ormoni sessuali, soprattutto nella donna, in cui tale relazione è particolare per tutta la durata del periodo fertile.

Che cosa significa il termine “cellulite”

Etimologicamente, il termine “cellulite”, cellul. + ITE (in medicina il suffisso –ITE, indica un’infiammazione, o una malattia caratterizzata da infiammazione), suggerisce una patologia tissutale di origine infiammatoria.
In realtà, questo tipo di lesione, prima estetica, poi funzionale, è sostenuta solo in un secondo tempo da fattori irritativi ed infiammatori.
Questa parola, anche se non esatta, è però ormai entrata nel linguaggio comune, e da tutti accettata per indicare un particolare tipo di problema che coinvolge il pannicolo adiposo: l’ipertrofia pannicolo-lobulare o pannicolopatia edemato-fibrosclerotica o liposclerosi.

Perché compare la cellulite

La genesi della cellulite è stata argomento di numerosi studi, ed ancora oggi non è del tutto chiarita.
Alcuni ricercatori ritengono che la causa iniziale risieda in un difetto circolatorio a livello dei setti che separano tra loro i lobuli, costituiti dall’associazione di più adipociti. Si produrrebbe di conseguenza uno stato edematoso, cui seguirebbe una sclerosi dei setti ed infine una alterazione del metabolismo dei lipociti.
Concordemente con tale tesi è stato coniato il termine: dermopannicolopatia edematofibrosclerotica per indicare la patologia cellulitica.
A questa teoria, non supportata da prove definitive, ne viene però contrapposta un’altra.
Per altri autori si tratterebbe infatti di una risposta trofica dell’adipocita (che da 50μ può arrivarne a misurare 150μ) a stimoli endocrini e/o neuroendocrini e i danni vascolari, l’edema e la fibrosi, sarebbero conseguenti alla compressione dovuta alla ipertrofia dei lobuli.
Questa teoria, è avvalorata da alcuni dati clinici: la cellulite, o ipertrofia pannicolo-lobulare localizzata, si manifesta infatti in età puberale, si accompagna ad altre disendocrinopatie (disturbi funzionali ghiandolari), ed ha carattere familiare.
La conclusione, ad oggi, sembra comunque portare a dire che l’insorgenza della cellulite dipende da più fattori che contribuiscono a determinarla, ed è difficile stabilire una priorità o una sequenzialità tra di loro, perché legata a caratteristiche individuali. Certamente squilibri ormonali e disturbi circolatori, evidenziati dalle due teorie, precedentemente descritte, sono le principali cause di questa patologia.

Fattori predisponenti e scatenanti il processo cellulitico

La cellulite è caratterizzata da un’abnorme accumulo di grasso in particolari distretti corporei (preferenzialmente natiche, cosce, ginocchia e braccia), dove, per difficoltà primarie o secondarie, si ha un rallentamento della circolazione emolinfatica.
Si verifica così una tendenza al ristagno delle scorie metaboliche, con iniziale intossicazione locale e conseguente infiammazione.
Caratteristica costante del processo cellulitico è la difficile soluzione del circolo vizioso che si viene a creare, per cui la lesione tende ad automantenersi, e, se non affrontata tempestivamente, a peggiorare gradualmente.
A differenza della normale adiposità generalizzata o localizzata, caratteristica di chi tende ad ingrassare, la cellulite si manifesta come un particolare fenomeno localizzato che interessa il tessuto adiposo, che può coesistere con l’obesità, ma può presentarsi anche in individui assolutamente non inclini ad ingrassare.
Quando si aumenta di peso, a seguito di un eccesso di alimentazione, gli adipociti accrescono di numero e volume.
In questo caso la soluzione del problema è abbastanza semplice: una buona dieta associata ad un aumento di attività fisica spostano in negativo il bilancio energetico dell’organismo, normalizzando lo spessore delle adiposità.
La cellulite al contrario risponde meno alle diete; il grasso in questo caso reagisce più a stimoli ormonali che metabolici.
Le reali cause che determinano l’insorgenza della cellulite non sono a tutt’oggi del tutto note, ma molti sono i fattori chiamati in causa (Fig. 1).
Esistono sicuramente elementi predisponenti di tipo costituzionale e genetico legati alla razza e alla familiarità.
Spesso la predisposizione alla cellulite si trasmette di madre in figlia, esprimendosi come una maggiore sensibilità ormonale e una maggiore fragilità della microcircolazione sanguigna negli arti inferiori.

Fattori determinanti sono invece di tipo ormonale, quali ormoni sessuali, tiroidei e surrenalici.
Gli ormoni sessuali femminili sono stati presi in particolare considerazione come possibili cause della cellulite, tanto più che questa patologia colpisce praticamente solo le donne e non si manifesta prima della pubertà.
In particolare è stato evidenziato che gli estrogeni, ed anche gli estroprogestinici, assunti per periodi lunghi, a scopo anticoncezionale, provocano un rilasciamento della parete muscolare dei vasi sanguigni e un aumento della loro permeabilità, facilitando la fuoriuscita di liquidi e la ritenzione di acqua e sali minerali nei tessuti (edema), caratteristica dei primi stadi di insorgenza della cellulite. Inoltre tutte le donne lamentano gonfiore e pesantezza (soprattutto alle gambe) in corrispondenza dell’ovulazione e qualche giorno prima dell’inizio delle mestruazioni, esattamente in corrispondenza delle punte massime di secrezione degli estrogeni.
Anche in gravidanza si ha un forte innalzamento di estrogeni (lento fino alla dodicesima settimana più rapido in seguito), che associato all’aumento di peso corporeo, rallenta la circolazione sanguigna e favorisce la trasudazione di liquidi.
Alterazioni della funzionalità surrenalica provocano invece una aumentata disponibilità di glicidi, che, per via indiretta, favoriscono la sintesi di grassi in determinati distretti; mentre l’ipotiroidismo determina un rallentamento del metabolismo degli zuccheri ed una tendenza alla ritenzione idrica.

Numerosi altri fattori esterni possono poi contribuire alla comparsa o all’aggravamento della patologia cellulitica.
Cattive abitudini alimentari, quali l’abuso di alcolici e di sale o il consumo eccessivo di cibi contenenti glicidi, possono favorire l’insorgenza della cellulite, soprattutto in particolari fasi della vita, come la pubertà e la menopausa.
Anche insufficienze digestive e metaboliche possono provocare l’immissione in circolo di sostanze tossiche per le cellule e alterazioni dei vasi del microcircolo sottocutaneo.
Alla alimentazione scorretta, come aggravanti, possono associarsi la eccessiva sedentarietà, il fumo, il mantenere posizioni sbagliate del corpo durante lo studio o il lavoro, e anche l’abitudine di indossare abiti troppo stretti o scarpe scomode.
L’insufficienza venosa e linfatica degli arti inferiori è sicuramente un fattore determinante nel provocare la stasi sanguigna e il conseguente accumulo di liquidi nei tessuti.
Difetti osteo-articolari: iperlordosi lombare, valgismo e piedi piatti, determinano difetti di postura, che si ripercuotono in modo negativo sul funzionamento del circolo venoso.
Infine anche l’assunzione incontrollata di farmaci come tranquillanti, contraccettivi orali ed analgesici può peggiorare la ritenzione idrica.

Genetico – costituzionali (razza, ereditarietà, “predisposizione” familiare)
Iperestrogenismo (costituzione, gravidanza)
Iperproduzione surrenalica
Ipotiroidismo
Iperprolattinemia
Cattive abitudini alimentari, sedentarità
Disfunzioni digestive (a livello gastrointestinale ed epatico)
Insufficienza circolatoria degli arti inferiori
Abuso di farmaci (contraccettivi, analgesici)
Problemi ginecologici (infiammazioni, cisti ovariche)
Fig. 1 - Fattori predisponenti o aggravanti la patologia cellulitica.

Come si forma ed evolve la cellulite

La cellulite è un problema che inizialmente interessa il tessuto adiposo sottocutaneo, si estende poi al derma sovrastante, provocando col passare del tempo alterazioni più superficiali, percepibili anche al tatto, e trasformazioni epidermiche visibili a occhio nudo, che producono un danno estetico, deformando la linea del corpo. Il disturbo estetico è tanto più evidente quanto più il soggetto è magro.
Abbiamo già detto che la cellulite è il risultato della presenza di più fattori concomitanti che contribuiscono a creare il terreno adatto alla sua formazione.
Quando i vasi venosi non svolgono perfettamente la loro funzione di riportare il sangue al cuore, trasudano, lasciando passare del liquido negli spazi interstiziali del tessuto sottocutaneo che si gonfia come una spugna (edema).
Il liquido, esercitando una grande pressione sugli adipociti, li allontana tra di loro e dai capillari, ostacolando gli scambi di ossigeno, sostanze nutritizie e di rifiuto da e verso il sangue. Come conseguenza si instaurano lentamente una serie di complesse modificazioni che portano alla comparsa di sostanze, prima assenti, che provocano dolore e permeabilizzano maggiormente i vasi, aumentando l’edema e instaurando un circolo vizioso.



Il tessuto connettivo, asfittico, imbibito da liquidi e con presenza di sostanze infiammatorie, si irrita e reagisce, cercando di ridurre i danni.
Aumenta così il volume delle sostanze che lo costituiscono, attraverso la polimerizzazione di acido ialuronico e condroitinsolforico, provocando un addensamento ed un ispessimento della sostanza fondamentale.
Si forma di conseguenza una gelatina dura che avvolge e blocca tutte le sostanze e i liquidi, e la struttura del tessuto adiposo sottocutaneo si modifica.
Questa cellulite in fase iniziale (I stadio) viene definita “dura” o “compatta”, ed è sicuramente quella che meglio risponde alle terapie.
Il tessuto è aderente alla muscolatura e, preso tra le dita, non forma pieghe, le zone colpite risultano dolenti e dure, la pelle è lucida e presenta solo leggermente l’aspetto a “buccia d’arancia”.
Se non si corre ai ripari però la degenerazione lenta e cronica del tessuto sottocutaneo continua.
Le sottili fibre connettivali, in origine disposte nel tessuto come una rete, si organizzano, ispessendosi ed aumentando di numero intorno a masse di grasso più o meno grandi, comprimendole, ed il tessuto adiposo perde la sua struttura, spezzettandosi in noduli.
In questa fase (II stadio), che rappresenta l’aspetto più diffuso e frequente della cellulite, i capillari non sono più visibili, e si evidenziano solo vasi più grandi e vene dilatate tra i noduli.
Quasi sempre le donne accusano una varicosità estesa delle cosce, e l’area colpita ha una consistenza gommosa con aspetto a buccia d’arancia, che diviene più evidente man mano che i noduli si fanno più superficiali.
Nello stadio più avanzato (III stadio) o terminale, la cellulite si manifesta con la presenza di micronoduli di dimensione variabile, formati da grasso e circondati da capsule di fibre connettivali fittamente stipate.
Sono presenti anche aderenze fibrose che ancorano i noduli alla pelle sovrastante e ai muscoli, situati al di sotto.
Alla palpazione il tessuto si presenta duro con granuli simili a chicchi di grano.
Il tessuto connettivo prolifera ovunque e distrugge tutte le strutture che formavano il tessuto sottocutaneo, spremendo fuori da esso anche l’acqua.
Quando l’acqua non c’è più il tessuto connettivo sclerotizza e si ritrae, lasciando delle porzioni di tessuto flaccido, coperto dalla pelle ispessita.
Questo tipo di cellulite è caratteristico della porzione interna delle cosce delle donne di una certa età (cellulite molle o flaccida), e corrisponde a quegli ammassi detti “calzoni da cavallerizza”, che spostandosi verso il ginocchio e la caviglia, determinano una imbottitura di tutto l’arto, conferendogli un aspetto a zampa di elefante.


Come si può diagnosticare la cellulite

La cellulite non deve essere confusa con l’obesità.
La diagnosi clinica, è facile, ed uno specialista è in grado di riconoscere, con un esame accurato di palpazione, se la paziente è obesa o presenta una cellulite ad un determinato stadio.
Esistono comunque delle moderne tecniche diagnostiche che si possono eseguire facilmente e sono del tutto innocue.
Una di queste è la termografia, utilizzata nell’analisi del cancro alla mammella, la quale sfrutta le differenze di calore fra aree del corpo, e le rende visibili grazie ad una immagine a diversi colori.
Le zone affette da cellulite risultano più fredde, quindi meno colorate, delle rimanenti parti corporee, poiché l’edema e la sclerosi connettivale impediscono una normale circolazione sanguigna.
Si può così avere una migliore definizione della gravità della malattia cellulitica ed una sua più precisa delimitazione.
Inoltre, è possibile effettuare una valutazione dello stato della rete capillare attraverso la videocapillaroscopia e lo spessore del pannicolo adiposo con l’ecografia e la plicometria.
Gli stessi metodi possono essere utilizzati per valutare i risultati ottenuti dopo un periodo di trattamento.


Come si può intervenire sulla cellulite

Da quanto detto sulla complessità di questa patologia e sui numerosi fattori che hanno un certo peso nel determinarne l’insorgenza e l’aggravamento, è evidente che la terapia non è semplice da attuare e deve essere volta a ridurre le cause determinanti e favorenti.
La cellulite non può essere curata solo per periodi di tempo brevi, in prossimità delle vacanze, ma deve essere trattata in tempi lunghi, e i risultati saranno migliori quanto più tempestivamente si interviene su di essa.
L’esito è generalmente molto buono se si agisce su una cellulite al primo stadio, buono al secondo stadio, scarso per quella terminale, su cui di solito si opera anche chirurgicamente.
Fondamentale è modificare lo stile di vita che predispone allo sviluppo della cellulite, ma molti altri interventi possono essere effettuati, da soli o in sinergia tra di loro, scegliendoli in base allo stadio di sviluppo della cellulite (Fig. 5).

Topici: creme, fanghi, lozioni, sali ecc
Sulla persona: diete, esercizio fisico, massoterapia
Fisici non invasivi: laser, ultrasuono-terapia, linfodrenaggio meccanico, ozonoterapia, pressoterapia
Fisici invasivi: elettrolipolisi, ozono-terapia iniettiva, idrocellulolisi
Fisico-farmacologici invasivi: mesoterapia
Chirurgici: liposuzione
Fig. 5 – Trattamenti per la cellulite

È importante ricordare che i numerosi trattamenti che vengono effettuati non sono sempre efficaci, ma possono invece spesso risultare pericolosi per la salute di chi ci si sottopone, oltre che essere notevolmente impegnativi dal punto di vista economico.
Vediamo ora quali sono i principali trattamenti a disposizione delle donne per affrontare il “problema cellulite”.

I prodotti ad uso topico

L’utilizzo dei prodotti cosmeceutici*, inserito in un programma di cura più ampio, ed effettuato con costanza, migliora sicuramente, e senza rischi, lo stato della cellulite: i risultati sulla “buccia d’arancia” e i cuscinetti adiposi, soprattutto negli stadi iniziali, saranno evidenti.
Sul mercato sono presenti molti prodotti cosmetici diversamente formulati, contenenti sostanze con efficacia differente e specifica verso alcune delle cause che determinano la comparsa del quadro cellulitico; è perciò basilare conoscerne la modalità di azione, per scegliere il prodotto più mirato.
E’ importantissimo sapere che: perché un prodotto sia efficace non deve solo contenere principi attivi, ma ne deve avere dentro la “dose giusta”; per effettuare un corretto dosaggio è quindi indispensabile che gli estratti utilizzati siano sempre titolati.
Se la causa principale è una cattiva circolazione sanguigna e linfatica con ristagno di liquidi negli arti inferiori, è di grande interesse la presenza di sostanze vegetali che migliorino la microcircolazione e favoriscano l’eliminazione dell’edema e delle tossine: gli estratti di Centella, Rusco, Ippocastano e Edera sono tra queste.
Nello stato cellulitico i tessuti perdono tonicità, è fondamentale quindi rendere la pelle anche più elastica e morbida: molti oli e burri vegetali come avocado, jojoba, mandorle e karitè possono migliorare il livello di idratazione della pelle di cosce e glutei.
La tendenza all’accumulo di grassi, fattore che certamente favorisce lo sviluppo della cellulite, è invece contrastata da sostanze ad azione lipolitica, come la caffeina, o estratti di piante che la contengono in dose adeguata: per esempio il tè, il caffè e la cola, oppure dalle alghe, che con il loro contenuto in iodio attivano la mobilitazione del pannicolo adiposo.
*I "cosmeceutici" sono prodotti formulati e realizzati nel rispetto della legge sui cosmetici, ma con il fine di fornire al dermatologo preparati efficaci, rispondenti alle sue esigenze. Sono ottenuti con eccipienti più semplici possibile, ma stabili e gradevoli. Non devono contenere sostanze superflue, come coloranti e profumi, e devono contenere un dosaggio utile di principi attivi.

Gli interventi sulla persona


In alcuni casi la cellulite è accompagnata ed aggravata da una tendenza ad accumulare grasso, dovuta ad abitudini alimentari sbagliate.
Quando il proprio peso è al di sopra di quello ideale (che può essere calcolato avvalendosi di apposite tabelle), una diminuzione dell’apporto calorico e un aumento dell’attività fisica indurranno un ridimensionamento del pannicolo adiposo, con un miglioramento di molte funzioni dell’organismo: digestione, eliminazione delle sostanze tossiche, circolazione periferica.
Sia nelle celluliti senza eccesso ponderale sia in quelle associate ad obesità, oltre all’esercizio fisico, può essere utile anche sottoporsi ad una serie di massaggi professionali (massoterapia) che tonificano le fasce muscolari ed aumentano il flusso venoso e linfatico.
Questi trattamenti devono essere però leggeri e superficiali, poiché una manipolazione violenta non “scioglie i grassi”, come spesso si sente dire, ma al contrario può provocare reazioni dolorose locali, lesioni infiammatorie ed ecchimosi in un tessuto sconnesso e con evidente fragilità vasale, peggiorandone lo stato.

I trattamenti fisici non invasivi

I trattamenti fisici non invasivi, come la laser e la ultrasuono-terapia, sono generalmente poco efficaci, anche se ben accettati dalle donne perché non richiedono particolare impegno e sacrificio, come una dieta appropriata e la palestra.
Il primo si basa sull’utilizzo di un laser all’elio-neon cui vengono attribuite, da una recente teoria, proprietà stimolanti per le cellule, che quando si vengono a trovare in un ambiente pieno di sostanze tossiche (come si verifica appunto nella cellulite), non rispondono più ai meccanismi di controllo e regolazione determinati dalle normali comunicazioni intracellulari fisiologiche.
Il secondo, che utilizza un apparecchio a placca sulla zona da trattare, produce invece fenomeni meccanici, termici e chimici, con effetto lipolitico.
Decisamente più gradevole è l’ozono-terapia, durante la quale, immersi in una vasca d’acqua piena di bolle di ossigeno nascente, si cerca di fornire ossigeno ad un tessuto cellulitico che ne è povero.

I trattamenti fisici invasivi

A differenza dei precedenti, i trattamenti fisici invasivi sono un tipo di terapia non del tutto priva di inconvenienti.
L’eletrolipolisi è una tecnica che si è sviluppata in Francia come evoluzione dell’agopuntura. Vengono inseriti sottocute degli aghi metallici, lunghi fino a 18 cm, a distanza di 2-5 cm tra di loro, e collegandoli ad un generatore di corrente, viene creato un campo elettrico nel tessuto sottocutaneo. Questo trattamento servirebbe a favorire il catabolismo lipidico all’interno degli adipociti e a migliorare il drenaggio dei liquidi interstiziali. La sua efficacia, nonostante la larga applicazione, non è ancora scientificamente provata, mentre si possono avere infezioni, legate all’utilizzo degli aghi, se questi non sono stati ben sterilizzati.
Anche l’ozono-terapia iniettiva, cioè l’infiltrazione dermo-epidermica di una miscela di ossigeno e ozono, e la idrossicellulolisi, inoculazione nei cuscinetti adiposi di una soluzione fisiologica poco concentrata (acqua + cloruro di sodio, il normale sale da cucina), vengono utilizzate nel trattamento della cellulite, soprattutto per ridurre il volume degli adipociti e di conseguenza il pannicolo adiposo.

I trattamenti fisico-farmacologici invasivi

Tra i trattamenti della cellulite uno dei più noti è sicuramente la mesoterapia, che consiste nell’iniezione localizzata sottocutanea, tramite piastre munite di aghi, di sostanze ad azione lipolitica (xantine, tiroxina, gonadotropina corionica ecc.), drenante, analgesica e vasoprotettiva (estratti di origine vegetale: ippocastano, centella, flavonoidi). Questa terapia, se effettuata con dosaggi elevati, può avere un’azione sistemica (a livello di tutto l’organismo, tramite la circolazione sanguigna) delle sostanze utilizzate, fatto oltremodo pericoloso, e da evitare soprattutto se sono usate sostanze ormonali.
Se il dosaggio è basso, invece l’applicazione è inutile: non si ha alcun effetto a livello locale, perché le sostanze sono rapidamente assorbite con i liquidi interstiziali, portate in circolo e diluite.
E’ importante anche non sottovalutare le possibilità di infezione e rottura di vasi sanguigni, con la comparsa di lividi e rigonfiamenti locali.

I trattamenti chirurgici

La liposuzione è un trattamento di acquisizione recente, che consiste nell’introduzione di una cannula nel tessuto adiposo, nella frammentazione dei lobuli e nell’aspirazione dei lipociti. Tale tecnica, che dà buoni risultati, soprattutto in donne giovani, con fenomeni cellulitici piuttosto delimitati, per i rischi di infezione (il tessuto adiposo presenta scarsi meccanismi di difesa immunologica) e di embolia, deve essere utilizzata solo in centri altamente specializzati e da personale competente.

In conclusione potremmo dire che gli interventi sulla persona e i trattamenti topici, sono quelli che valutando contemporaneamente benefici, sicurezza e costi portano ai risultati migliori.
La cellulite è comunque un problema che deve essere affrontato presto, perché col tempo porta a complicazioni sempre più evidenti agli arti inferiori, ed i periodi più critici per l’insorgenza e l’evoluzione sono sicuramente la giovinezza e la fase fertile della vita di una donna.
Se la cellulite non è insorta nelle età precedenti è infatti raro che compaia proprio in menopausa: in questo periodo della vita di una donna la cellulite non è altro che il risultato di un lento processo degenerativo durato anni e anni.


Le piante efficaci nel trattamento della cellulite


Centella

Nel trattamento della cellulite la sua azione si esplica a livello del connettivo perivascolare, favorendo il mantenimento del tono e della elasticità della parete vascolare venosa.
Ripristina il normale equilibrio fra circolazione capillare e venosa e trofismo tissutale; riduce la stasi ematica e la permeabilità endoteliale (antiedematosa), migliorando gli stati di insufficienza venosa e sindromi varicose.
Numerosi studi clinici sono stati effettuati utilizzando estratti di foglie di centella, o preparazioni contenenti tali estratti, per dimostrarne i benefici effetti in casi di insufficienza venosa, smagliature, cellulite e processi riparativi di lesioni cutanee.
Studi in vitro hanno dimostrato l’azione modulatrice della frazione triterpenica della Centella sulla produzione di collagene da parte dei fibroblasti umani, con l’effetto di migliorare l’impalcatura connettivale della parete vasale. Viene infatti indotta, in colture di cellule endoteliali, la sintesi di una “proteina adesiva” della membrana basale della tonaca intima: la fibronectina, che contribuisce a mantenere l’integrità endoteliale.
I preparati per somministrazioni orali a base di Centella sono generalmente ben tollerati e in letteratura non sono riportati effetti collaterali o particolari precauzioni d’uso. Per il loro effetto emmenagogo sono però controindicati in gravidanza.

Ippocastano

Gli estratti di Ippocastano contenenti escina possiedono riconosciute attività antiinfiammatorie, antiedematose, antiessudative e venotoniche. L'escina agisce sulle membrane dei capillari aumentandone la resistenza e normalizzandone la permeabilità, riducendo così la fuoriuscita di liquidi negli spazi interstiziali: ha un effetto "sigillante".

Nelle persone che presentano problemi circolatori alle gambe e varici, l’escina agisce sulla permeabilità capillare direttamente a livello dei pori presenti sulla parete dei vasi, riducendo il numero ed il diametro di quelli localizzati sull’endotelio dei capillari arteriosi, ma non di quelli venosi.

Viene limitato così il passaggio dell’acqua verso i tessuti, lasciando invece invariato quello in senso inverso, favorendo il ritorno del sangue verso il cuore. Il riflusso sanguigno è facilitato anche da un innalzamento del tono della parete venosa.

Le saponine, producono schiuma come il sapone, diminuendo la tensione superficiale dell’acqua, cioè aumentandone “l’effetto bagnante” delle superfici. L’escina agisce allo stesso modo sulle pareti dei capillari venosi: l’irrorazione di questi aumenta e ciò facilita la diffusione dei liquidi tissutali verso l’interno dei vasi.

Questa attività migliora anche il fastidio legato all’eccesso di stasi di liquidi, determinato da un’insufficienza venosa e linfatica, che provoca un senso di pesantezza alle gambe e dolore (l’accumulo locale di scorie e CO2 scatena la liberazione di sostanze chimiche che stimolano le terminazioni nervose).

Si utilizza anche l’acido glicolico nel trattamento della cellulite. Tale sostanza, pur essendo di per sé inattiva su questo processo patologico, in virtù della sua azione epidermolitica, permette la rimozione dello strato più superficiale della pelle, cioè assottiglia la barriera, consentendo una migliore permeabilità cutanea di specifiche sostanze.
L’acido glicolico è però fortemente irritante, e deve essere utilizzato a concentrazioni elevate solo da professionisti del settore.

Rusco

Il rizoma contiene una miscela di saponine steroidiche, le ruscogenine.
Queste non hanno alcuna azione cortisonosimile, ma mostrano alcune analogie con il cortisone: agiscono infatti come antiflogistici e vasocostrittori periferici, determinando un aumento del tono vascolare, ben sorretto dalla contemporanea stabilizzazione delle membrane delle cellule endoteliali.
Questo effetto si evidenzia soprattutto sul sistema venoso, a livello del quale il rusco tonifica il tessuto della parete dei vasi sanguigni.
Può essere considerato per questo motivo il rimedio di elezione per il trattamento di varici ed emorroidi.
Nella terapia della cellulite l’uso di prodotti contenenti estratti di rusco è molto importante per diminuire la tendenza alla fuoriuscita ed al ristagno di liquido interstiziale negli spazi tra gli adipociti, che gonfia il tessuto provocando edema sottocutaneo.
Il liquido, infatti, esercita una grande pressione sulle cellule adipose e le allontana tra di loro e dai capillari, ostacolando gli scambi di ossigeno, sostanze nutritizie e di rifiuto da e verso il sangue, instaurando un circolo vizioso caratterizzato da dolore ed infiammazione.
La Commissione E del Ministero della Sanità tedesco ne riconosce le attività flebotoniche, capillaroprotettive, antiflogistiche e diuretiche, considerandolo utile nel trattamento dell’insufficienza venosa associata a dolore, gonfiore e senso di pesantezza alle gambe.
Il suo utilizzo è inoltre ritenuto sicuro, per l’elevata tollerabilità anche ad alte dosi e l’assenza di reazioni secondarie.

Edera

La droga è costituita dalle foglie. I componenti principali sono un insieme di saponine triterpeniche (2,5-6%): glicosidi dell’ederagenina, come l’ederacoside C e l’α-ederina e glicosidi dell’acido oleanolico, come l’ederacoside B e la β-ederina.
Le foglie contengono inoltre steroli, polifenoli, sesquiterpeni, un alcaloide isochinolinico (emetina), tannini, acido formico, β-carotene, vitamina E e zuccheri.
Per uso esterno, l’edera è un moderatore molto efficace della sensibilità dei nervi periferici, utile nella terapia delle nevriti, delle nevralgie e di molte manifestazioni reumartritiche.
Le sue benefiche proprietà si manifestano soprattutto nel trattamento delle celluliti e delle cellulalgie, dove alla sua attività analgesica si accompagna una notevole azione vasocostrittrice, di cui è principalmente responsabile l’α-ederina.
L’azione anestetica può essere utile per effettuare massaggi profondi sulle zone colpite dalla cellulite, mentre l’azione astringente, cioè la vasocostrizione, favorisce il riassorbimento dei liquidi che impregnano i tessuti, contrastando la tendenza alla vasodilatazione e la conseguente congestione che caratterizza il tessuto sottocutaneo interessato dalla cellulite.
Nella medicina popolare si ritrova l’uso delle foglie di edera, sotto forma di decotti o cataplasmi, da applicare sulle gambe gonfie e dolenti.

Alga Bruna

La droga è rappresentata da tutto il tallo e ha un odore caratteristico di pesce, un sapore salato ed una consistenza mucillaginosa.
Il componente più importante è lo iodio, presente in forma inorganica o legato a proteine o lipidi o come componente di aminoacidi iodurati.
Il Fucus contiene anche mucillagini: acido alginico, fucoidina e laminarina, e polifenoli ad azione emolliente e lenitiva.
Viene impiegato nel trattamento della cellulite poiché è stato evidenziato che un incremento nell’apporto di aminoacidi iodati e amine iodate spinge l’organismo a bruciare i grassi di riserva accumulati, tramite la stimolazione dell’adipocità e l’attivazione del catabolismo lipidico locale.
In particolare essi agiscono rapidamente e direttamente sull’adipocita, innescando e mantenendo elevati i livelli degli enzimi della catena β-ossidativa, con conseguente attivazione della funzione lipocatabolica e mobilizzazione del pannicolo.
L’applicazione topica locale di iodio amminico sembra invece determinare una reale attivazione di queste cellule, attraverso un legame specifico sulla loro membrana, con conseguente stimolazione locale del circolo.

Caffeina

La caffeina o 1,3,7-trimetilxantina, è un alcaloide del gruppo della purina.
Si ritrova nel (fino al 4-5%), nel caffè (circa il 3%) nelle foglie di matè, nelle noci di cola, nei semi di guaranà e, in piccole quantità, nel cacao.
E’ una polvere bianca cristallina, inodore e di sapore amaro, che sublima facilmente ed è molto solubile in acqua bollente.
Una tazza di caffè contiene circa 100 mg di caffeina.
Industrialmente, si ottiene soprattutto estraendola dalla polvere di tè e caffè, per ebollizione in acqua in presenza di ossido di magnesio, che provoca la precipitazione dei tannini e di alcune sostanze coloranti.
La caffeina grezza si separa poi per ricristallizzazione dall’acqua calda, dopo filtrazione e trattamento con carbone decolorante.
Per via semi-sintetica si ottiene invece per metilazione della teobromina, estratta dal cacao.
L’utilizzo della caffeina nel trattamento del problema della cellulite è il risultato di studi più ampi effettuati sui sistemi di modulazione dell’accumulo di grassi a livello degli adipociti nel tessuto adiposo.
Si è visto infatti che la lipolisi, cioè la distruzione del grasso, che inizia con la degradazione dei trigliceridi a glicerolo e acidi grassi, è regolata in parte dal sistema nervoso, attraverso un’azione sui recettori β e α2 adrenergici presenti sulla superficie della cellula adiposa.

Studi in vitro dimostrano che un agente che attiva i recettori β-adrenergici favorisce la lipolisi, e la riduzione delle cellule adipose, mentre un agente che attiva i recettori α2-adrenergici ostacola la lipolisi.
Aumentare la concentrazione di agonisti (stimolatori) β-adrenergici o di antagonisti (inibitori) α2-adrenergici sulla superficie della cellula adiposa è un sistema per promuovere la lipolisi e diminuire il pannicolo adiposo.


Incenso

Il genere Boswellia comprende diverse specie, non sempre esattamente identificabili, di piccoli alberi da cui si ricavano resine, vendute nei mercati con il nome generico di “olibano” o “incenso”.
La Boswellia serrata, in particolare, è un albero deciduo di media taglia, comune nelle regioni dell’Etiopia, della Somalia, della Nubia, dell’Egitto, dello Yemen e dell’Oman.
L’incenso è l’essudato, un’oleogommoresina, della corteccia, che fuoriesce se questa viene incisa, e solidifica esposta all’aria.
Era e viene utilizzato, sia per uso interno che topico, nelle affezioni delle vie respiratorie, della cute, delle articolazioni e dell’intestino, per le sue proprietà balsamiche, antinfiammatorie, antisettiche, analgesiche antiparassitarie, astringenti ed emostatiche.
E’ proprio l’attività antinfiammatoria che in questo caso ci interessa, perché è utile per migliorare il quadro generale che si viene a determinare nel tessuto sottocutaneo, a causa del ristagno di liquidi e scorie, caratterizzato da iniziale intossicazione e conseguente infiammazione locale.


Spirea

La Spirea era una pianta già nota nel Medioevo, ma le sue proprietà medicinali sono state apprezzate solo molto più tardi. Agli inizi dell’800 veniva raccomandata per combattere la raccolta patologica di liquidi nella cavità addominale, negli edemi e nel reumatismo articolare.
Nel 1897 il chimico tedesco Hoffmann, lavorando sui composti derivati dall’acido salicilico, per migliorarne la tollerabilità gastrica, acetilò il salicilato di metile estratto dalla Spirea, creando l’acido acetilsalicilico, cui venne dato il nome tedesco: Aspirin.
La ricerca farmacologica ha riconosciuto alla Spirea una notevole attività diuretica, già individuata dalla medicina popolare: aumenta il volume di urine emesso nelle 24 ore assieme all’escrezione di urea, sodio, potassio e cloro.
Questo effetto è stato attribuito alla frazione flavonoidica e ai sali di potassio contenuti nella pianta.
I flavonoidi modulano l’attività della succinico-deidrogenasi e della anidrasi carbonica, a livello dei tubuli renali; questi enzimi sono importanti nella regolazione dello scambio di ioni sodio, potassio, cloro, idrogeno e bicarbonato, passaggio intimamente legato alla diuresi acquosa.
I sali di potassio funzionano invece in più modi.
Come diuretici osmotici, arrivano al rene in quantità eccedente la capacità di riassorbimento dei tubuli renali e aumentano la pressione osmotica all’interno di questi, con conseguente rallentamento del riassorbimento di acqua, sodio e cloro; inoltre, gli ioni potassio in eccesso, vengono scambiati con quelli sodio nel liquido edematoso, aumentando la quantità di sodio eliminata con l’urina; e ancora, dilatano i vasi sanguigni renali, aumentando il flusso di sangue in loco, e conseguentemente la quantità di filtrato glomerurale.
I glicosidi salicilici possiedono invece una spiccata attività antinfiammatoria ed analgesica.
Per le sue proprietà diuretiche e antinfiammatorie può essere utilmente impiegata, nella cura della cellulite, dove viene stimolato il riassorbimento di liquidi che impregnano i tessuti sottocutanei. L’associazione con riattivatori della microcircolazione della pelle, in grado di aumentare la velocità di flusso nei capillari e nelle venule, quali ippocastano, rusco, centella ed edera, migliora i risultati della terapia.


Ananas

In fitoterapia è utilizzato il gambo dell'infruttescenza, il cui componente principale è la bromelina, una miscela di almeno 8 componenti appartenenti al gruppo delle "proteinasi", cioè degli enzimi che demoliscono le proteine.
I preparati a base di gambo di ananas, sono oggi largamente impiegati nella terapia dei processi infiammatori, con l’intento di migliorare la circolazione locale e ridurre l’edema; oppure come integratori alimentari, per favorire la digestione degli alimenti proteici e stimolare la diuresi.
L’attività antiedematosa ed antinfiammatoria della bromelina è stata dimostrata in numerosi modelli sperimentali, sia per somministrazione orale che parenterale, e può essere sfruttata con successo nella terapia della cellulite.
I preparati a base di polvere di gambo di ananas sono infatti efficaci nel migliorare gli stati edematosi dei tessuti molli, secondari ad insufficienza venosa cronica e rallentato deflusso venoso (varici).
Abbiamo già detto come una eccessiva ritenzione idrosalina nei tessuti sottocutanei, associata al deposito di lipidi, contribuisca a determinare la comparsa dell’inestetica pelle a “buccia d’arancia”.


Betulla

La droga è rappresentata dalle foglie, di odore lievemente aromatico e sapore amarognolo. Esse contengono fino al 3% di flavonoidi (soprattutto iperoside, quercitrina, miricetina galattoside), olio essenziale, tannini, acidi fenolcarbossilici (clorogenico e caffeico), alcoli triterpenici, saponine e vitamina C.
Secondo la Commissione E del Ministero della sanità Tedesco, la droga deve contenere almeno l’1,5% di flavonoidi, calcolati come iperoside e riferiti alla droga secca.
Nella medicina popolare le foglie di betulla venivano usate contro gotta e reumatismi e per la “pulizia del sangue” nelle cure depurative primaverili.
Ne vengono oggi riconosciute le azioni diuretica, depurativa, antiuricemica, antiazoturica, anticolesterolemica, utili negli edemi e nella ritenzione idrica.

Viene utilizzata per il “lavaggio delle vie urinarie” nelle affezioni di natura batterica e flogistica.
Stimola tutti i catabolismi provocando la caduta dei valori dell’urea, dell’acido urico e del colesterolo; favorisce le funzioni detossificanti del fegato (attivazione delle cellule di Kupffer epatiche) e interviene sulle infiammazioni essudative, in particolar modo se cronicizzate.
La betulla, impiegata come diuretico nelle condizioni edematose, per ottenere una diuresi caratterizzata dall’aumento dell’escrezione di acqua ma non di sali, sembra esplicare la sua azione direttamente sull'epitelio renale, senza effetti collaterali.
I principali responsabili di questa attività sono i flavonoidi.
Per la sua funzione diuretica ed antiedematosa, la betulla è indicata nel trattamento della cellulite, patologia in cui un rallentato deflusso capillare e venoso determina una alterazione della permeabilità vascolare, con passaggio di liquidi e sali nel tessuto interstiziale sottocutaneo.
Preparati a base di betulla favoriscono l’eliminazione del ristagno di acqua e delle scorie migliorando lo stato del tessuto sottocutaneo edematoso.


Alcune regole importanti da seguire

Controllare il peso corporeo:
Nella alimentazione quotidiana dare la preferenza a cibi proteici come pesce, pollo, tacchino, uova, latte scremato, yogourt magro.
Integrare questi alimenti con frutta e verdura fresche di stagione, e con piccole quantità di carboidrati (pane, riso, pasta, patate), da assumere preferenzialmente a colazione e a pranzo.
Non privarsi di nulla, ma utilizzare con molta parsimonia lo zucchero bianco (meglio sostituirlo con miele o zucchero grezzo), l’olio, il burro, i sughi, gli intingoli, i cibi molto manipolati e fritti.
Dare la preferenza a cibi crudi, freschi, cucinati a vapore o alla griglia, conditi con olio crudo dopo la cottura.
Limitare gli alcolici: non bere più di due bicchieri di vino al giorno; evitare i superalcolici, gli aperitivi e gli amari.
Fare tre pasti regolari al giorno: prima colazione, pranzo e cena.
Evitare di piluccare tra i pasti; se se ne sente il bisogno mangiare verdure crude come finocchietti e carote, che contengono molta acqua, sali minerali, vitamine e fibre.
Ricordarsi che le calorie introdotte nelle ore serali sono più difficili da smaltire. E’ sbagliato saltare la colazione al mattino e fare una cena abbondante alla sera.
Il sale va sempre limitato, meglio utilizzare quello marino grezzo.
Bere molta acqua.

Fare esercizio fisico:
Il moto è indispensabile perché aiuta a bruciare più calorie e a mobilizzare le riserve di grasso.
Il moto e la ginnastica promuovono la tonicità dei muscoli e favoriscono un corretto modo di muoversi e camminare.
Il movimento, le lunghe passeggiate a piedi o in bicicletta, il nuoto, aiutano la circolazione venosa delle gambe, evitando il ristagno venoso e i difetti del microcircolo (una delle cause primarie della cellulite) e inoltre migliorano l’ossigenazione dei tessuti.
Ricordare che il movimento e la fatica muscolare scaricano l’ansia e la tensione nervosa e stimolano la produzione di sostanze “euforizzanti” (endorfine).
Evitare di mantenere posizioni sbagliate a lungo, come lo stare troppo tempo sedute o in piedi immobili: così si rallenta la circolazione venosa ed il ritorno del sangue al cuore.
Indossare vestiti comodi: gli abiti troppo stretti comprimono e rallentano la circolazione.

Usare dei buoni prodotti erboristici.
Sul mercato sono presenti molti prodotti per trattare il problema della cellulite.
Ma come scegliere quello più mirato?
Per affrontare la cellulite con successo è necessario agire sul maggior numero delle cause che la determinano sia con prodotti ad uso orale che topico.
Per combattere una cattiva circolazione sanguigna e linfatica con ristagno di liquidi negli arti inferiori, è di grande interesse l’uso di estratti vegetali che migliorano la microcircolazione e favoriscono l’eliminazione dell’edema e delle tossine, come gli estratti di centella, rusco e ippocastano.

Dott. F. Mearelli - Dott.ssa A. Giogli