La Garcinia o Tamarindo del Malabar è un frutto giallastro a forma di zucca dalle dimensioni di un’arancia, originario dell’India meridionale; è stato impiegato per secoli dalla medicina ayurvedica nel trattamento dell’obesità, in quanto riduce la trasformazione degli zuccheri assunti con la dieta in grassi di deposito e contribuisce alla regolazione del senso della fame, agendo sulle scorte di glicogeno e modulando nel sistema nervoso centrale sia il rilascio che il successivo uptake della Serotonina.
L’acido idrossicitrico (HCA), contenuto in grande quantità nella buccia del frutto, è il principale responsabile dell’inibizione della lipogenesi operata dall’estratto: è infatti in grado di bloccare l’attività dell’enzima citrato liasi, punto di partenza della sintesi degli acidi grassi e del colesterolo nel citosol delle cellule dei tessuti lipogenici (fegato, intestino, tessuto adiposo).
La molecola di base per la sintesi degli acidi grassi è l’Acetil Coa, risultato del catabolismo di tutti i nutrienti assunti con la dieta, in particolare degli zuccheri. L’Acetil CoA alimenta la catena respiratoria mitocondriale, ma se presente in quantità superiore al reale fabbisogno metabolico viene trasformato in citrato ed esportato dal mitocondrio verso il citosol tramite un accurato meccanismo di scambio. La concentrazione intracellulare di acido citrico funge da segnale dello stato energetico della cellula ed agisce come un interruttore del metabolismo del glucosio: quando il citrato è in eccesso, viene nuovamente convertito in Acetil CoA dalla citrato liasi e reso quindi disponibile al complesso multienzimatico acido grasso sintasi che attraverso una complessa serie di passaggi enzimatici trasforma questo eccesso energetico in riserva di natura adiposa. Pertanto l’HCA inibisce l’accumulo di calorie sotto forma di grassi di deposito sottocutaneo.
Con lo stesso meccanismo, la Garcinia determina un effetto ipolipemizzante: come la sintesi degli acidi grassi, anche quella del colesterolo utilizza infatti unità di Acetil CoA che vengono trasformate in 3-idrossi-3-metilglutaril CoA (HMG-CoA), a sua volta oggetto di attivazione da parte dell’enzima HMG-CoA reduttasi, noto bersaglio della terapia farmacologica ipocolesterolemizzante a base di statine e dell’azione della monacolina contenuta nel riso rosso fermentato. Nei soggetti con obesità androide è anche possibile una significativa riduzione del rischio di malattia cardiovascolare. La frazione flavonoidica, pur non influendo sulla perdita del peso e sul controllo dell’appetito, inibisce la sintesi del colesterolo e diminuisce la lipidemia, azione importante nella prevenzione dell’avanzamento dell’aterosclerosi e delle anomalie cardiovascolari correlate. Inoltre, l’HCA stimola la glicogenosintesi epatica a partire dal glucosio con conseguente incremento dei depositi di glicogeno in quest’organo. L’aumento del glicogeno epatico rappresenta un segnale inibitorio per il nucleo ipotalamico della fame e allo stesso tempo uno stimolo per il centro della sazietà. L’estratto favorisce il senso di sazietà anche stimolando il rilascio di Serotonina a livello del sistema nervoso centrale, probabilmente inducendo una sovra-regolazione dei geni che codificano i recettori sensibili al neurotrasmettitore.
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