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sabato 2 aprile 2011

La Vitiligine

Dermatosi dovuta a molteplici fattori e che può avere diversi aspetti anche a seconda della causa scatenante. In realtà infatti essa non è semplicemente un disordine di interesse puramente cosmetico, ma conseguirebbe a piccoli difetti (probabilmente genetici) che possono causare squilibri tiroidei e di altri organi di natura autoimmunitaria.

Una causa possibile della vitiligine può essere anche una carenza di ferro o per mancata assunzione con l’alimentazione (assenza di cibi carnei o contenenti ferro, come gli spinaci) o per difficoltà di assimilazione (come avviene spesso nelle gastriti) o per perdita eccessiva (per esempio in seguito ad emorragie, come può avvenire in caso di traumi, ferite, mestruazioni molto abbondanti, difetti di coagulazione).
I melanociti sono delle cellule situate nello strato più profondo dell’epidermide (che comunque non è altro che il velo sottilissimo più superficiale della nostra cute e che ha uno spessore medio di 0,4 mm) e che durante il processo patologico che porta alla vitiligine vengono "inattivati" o "uccisi". Essendo i melanociti cellule che producono melanina, (il principale colore della pelle) la loro assenza è svelata dalla mancanza di colore nella zona affetta. Tuttavia l’epidermide non è l’unica zona provvista di melanociti nella cute. Infatti il colore dei peli e dei capelli è dato proprio dai melanociti che risiedono vicino al bulbo pilifero (nella zona cosiddetta perifollicolare) la quale si trova  molto più in profondità rispetto all’epidermide. Questi melanociti profondi solo raramente vengono coinvolti dal processo che causa la vitiligine. Se opportunamente stimolati, possono riattivarsi e moltiplicarsi, risalire nell’epidermide e dar luogo a nuova pigmentazione portando quindi a guarigione le chiazze. Questo fenomeno, a volte è spontaneo o causato semplicemente dall’esposizione al sole, si manifesta attraverso la comparsa di punti circolari di pigmentazione nelle zone rese acromiche (cioè senza colore) dalla vitiligine.



Le chiazze sono generalmente diffuse su tutto il corpo spesso in modo simmetrico. Gli esordi della vitiligine interessano solitamente le zone del corpo intorno ad aperture (intorno a occhi, ano, genitali) e alle unghie (sulle dita, partendo dalle estremità), e più in generale: viso, collo, mani, avambracci, inguine. Le macchie hanno colore decisamente bianco, con margini ben delineati e piuttosto scuri, ma la pelle delle zone colpite a parte la modificazione cromatica è assolutamente normale. Non potendosi proteggere mediante abbronzatura le zone bianche sono facilmente soggette a eritema solare e scottature, come la pelle di un neonato: se ne consiglia la protezione mediante copertura tessile (indumenti coprenti) e/o creme ad altissima protezione per le primissime esposizioni (fattore superiore a 40). È completamente infondata la credenza che tale malattia sia contagiosa.
Ben più complessi possono essere invece i risvolti psicologici di chi è affetto di vitiligine, per il senso di isolamento e depressione che a volte segue la comparsa delle macchie. Ciò è tanto più vero quanto la persona affetta da vitiligine si sente diversa dalle altre o addirittura rifiutata, osservata per il problema estetico che le macchie generano. La cosa ha più probabilità di verificarsi nella misura in cui le macchie sono poste in parti del corpo molto visibili (volto, collo, mani) e la persona è di carnagione scura; chi invece è già di carnagione molto chiara riesce a evitare di evidenziare le macchie con la semplice accortezza di non esporsi al sole e non abbronzandosi dove ancora ha pigmento.

La Vitiligine è da sempre una condizione che ha creato nella professione del Dermatologo sentimenti di impotenza. La scuola dermatologica di un tempo invitava infatti a consigliare al paziente di non esporsi al sole, o di farlo con filtri che proteggessero le zone leucodermiche: non a torto, per le reazioni di fotosensibilizzazione delle zone non protette da melanina, ma così facendo si induceva la Vitiligine a progredire, invadendo aree sempre più estese e colpendo anche distretti cutanei diversi.

Ormai da oltre 20 anni, questo consiglio è fuori luogo, poiché è proprio l’esposizione agli UV che crea lo stimolo a riattivare la funzione melanocitaria laddove la vitiligine l’ha interrotta: l’azione di immunomodulazione degli UV serve inoltre a ridurre quegli eccessi di risposta immunitaria che pare siano i responsabili dell’insorgenza della Vitiligine. Esiste infatti una stretta correlazione tra la Vitiligine è la funzione immunitaria, riscontrabile con uno screening anticorpale che la evidenzi: dunque, contrariamente a quanto in molti pensino, la Vitiligine compare per un eccesso di risposta immunitaria, così come molte altre patologie autoimmuni, e non per una sua scarsa attività. La predisposizione genetica pare accertata nella maggioranza dei casi, ma l’insorgenza sarebbe legata alla presenza di concause scatenanti, sovente di origine psicogena, giustificando l’assenza di Vitiligine nei discendenti.
Anche la presenza di disfunzionalità tiroidea, presente nel 70% dei casi, pare accompagnare la Vitiligine, ma non esserne la causa o l’effetto: dunque, il più delle volte curare la funzione tiroidea è un aspetto a sé stante, sovente necessario, ma non per questo utile a far ritornare la pigmentazione delle aree colpite. Nel tempo la cura della Vitiligine ha usato poche alternative terapeutiche: steroidi topici, utili però solo in fase iniziale e per tempi inferiori ai 2 mesi ma con scarsi risultati, assunzione di sostanze fotosensibilizzanti, o che comunque inducessero ad una maggior risposta allo stimolo dei raggi solari, come betacarotene e altri composti vitaminici.

Il più delle volte, il soggetto con Vitiligine ha preferito eliminare, o ridurre, la discromia che si evidenzia durante il periodo di maggiore insolazione, arrivando a provare anche forte stress e repulsione alla stagione estiva ed evitando l’esposizione solare. Risulta infatti da un’analisi di circa 1.600 pazienti che una buona parte di essi (37%) si asteneva dall’esporsi al sole, sovente dietro raccomandazione del Medico, o usava filtri totali: proprio l’uso di creme ad alto fattore di protezione ha creato fenomeni di intolleranza, dati dalla concreta probabilità di non distribuirle uniformemente sulla superficie della pelle, con isole maggiormente o per nulla protette e conseguenti reazioni fototossiche. Al contrario, la consapevolezza di stimolare l’azione melanocitaria, ha portato a volte ad eccessi di esposizione al sole, a volte anche con uso di fotosensibilizzanti, riportando sovente forti eritemi. il suggerimento sconsiderato di molti Dermatologi circa l’assunzione di sostanze fotosensibilizzanti (come psoraleni, kellyna, melagenina, etc) e la successiva esposizione al sole, incontrollabile, ha portato a vere e proprie ustioni, con conseguente aggravamento della Vitiligine per l’effetto di Koebner, cui la patologia è positiva.

Uno studio di rivisitazione effettuato in maniera sistematica della letteratura scientifica mirata a identificare prodotti naturali (erbe, vitamine e altro) che potrebbero essere efficaci nel trattamento della vitiligine. Il dottor Orest Szczurko e la sua collega Heather S. Boon dell'Università di Toronto, in Canada, riferiscono (lo studio è stato pubblicato sul Biomedical Center Journal Dermatology a maggio 2008) che "la necessità di trovare un sicuro ed efficace trattamento è molto importante nella vitiligine che, in oltre il 50% dei casi, si sviluppa in età pediatrica, in un periodo della vita ove questa condizione crea un notevole impatto psicologico". Degli studi esaminati, emerge che esiste una certa efficacia delle sostanze valutate nel combattere e controllare la vitiligine. Tra i prodotti valutati, quelli che sembrerebbero più efficaci nella somministrazione per via orale, vi sono l'aminoacido L-fenilalanina e il Ginkgo biloba che ha mostrato efficacia senza la necessità di effettuare fototerapia. In uno degli studi, quello riguardante l'utilizzo di un estratto di Ginkgo biloba nel trattamento di vitiligine non estesa, quarantasette persone vennero suddivise in due gruppi. A uno di questi venne somministrato per tre volte al giorno quaranta milligrammi di estratto di Ginkgo, mentre all'altro gruppo (di controllo) un placebo. Una significativa cessazione della depigmentazione fu osservata nelle persone che assumevano Ginkgo, mentre dieci pazienti sottoposti alla stessa terapia mostrarono una completa repigmentazione.

Insieme al Ginkgo è utile l’assunzione di Beta Carotene, il Complesso delle Vitamine B e  L-Fenilalanina.

ANTIOSSIDANTI: Spesso nello schema terapeutico della vitiligine vengono inseriti altri prodotti ad azione antiossidante e genericamente protettiva cutanea (vitamina C ed E, Selenio, Metionina, l-cistina, l-tirosina).

ACIDO FOLICO E VITAMINA B12: Utilizzati insieme, favoriscono l'attivita' tirosinasica e la produzione di metionina.

È una malattia difficile da curare, i risultati sono: a volte per vedere qualche miglioramento bisogna aspettare dai 6 mesi ai due anni.